Hanno le pinne, ma non hanno le branchie. Già, perché sono pesci robot e non hanno bisogno di respirare. Si muovono sinuosamente nell’acqua e assomigliano in tutto e per tutto a un pesce in carne e lisca.
A cosa servono? Hanno un valore scientifico perché vengono utilizzati per ricerche sullo stato dei mari e dei fondali. Ma hanno anche un valore educativo, in quanto vengono utilizzati come strumenti didattici dagli insegnati delle scuole primarie e secondarie.
Da qualche anno, infatti, si sta diffondendo una nuova disciplina: la robotica educativa. Ci racconta tutto David Scaradozzi, ricercatore di robotica, del nodo ISME dell’Università Politecnica delle Marche.
Da alcuni anni in Italia si sta sempre più diffondendo la Robotica Educativa, sia all’interno delle scuole che in contesti privati (festival, laboratori, camp etc.).
Esempi di Robotica Educativa in collaborazione con le Università
BRAVE, il pesce robot dell’Università delle Marche
Si chiama Brave ed è un pesce robot progettato e costruito in soli 4 mesi da studenti e dottorandi dell’Università politecnica delle Marche, vincitori del premio “Innovation Award 2016″ a La Spezia.
A cosa serve? Dalla ricerca di relitti o oggetti dispersi in mare insieme ai sommozzatori dei vigili del fuoco alla ricostruzione in 3D di aree archeologiche sottomarine protette dell’Unesco.
SoFI, il pesce-robot del MIT
http://news.mit.edu/2018/soft-robotic-fish-swims-alongside-real-ones-coral-reefs-0321
https://www.theverge.com/2018/3/21/17143778/robot-fish-realistic-sofi-mit-csail-marine-exploration
Pesce robot con circolazione sanguigna
https://www.lescienze.it/news/2019/06/21/news/pesce_robot_elettrolita_sangue-4455906/
