#marefuturo puntata 17. il riscaldamento degli oceani

 

Sui cambiamenti climatici in questo periodo si è scritto e detto di tutto. Molte sono le informazioni scorrette che circolano. La comunità scientifica ha una visione abbastanza precisa e supportata da dati storici e rigorosi. In questa puntata di marefuturo si fa il punto con Andrea Merlone dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica e delegato della commissione mondiale di climatologia alle Nazioni Unite.

 

 

Il 25 settembre 2019 l’IPCC ha pubblicato un report sugli oceani e sull’insieme delle terre ghiacciate nel mondo (Special Report on the Ocean and Criosphere in a Changing Climate) che riassume la situazione e prospetta gli scenari futuri.

Il rapporto è frutto di un lavoro gigantesco compiuto da 107 scienziati che hanno considerato 6.981 pubblicazioni e 31.176 commenti provenienti da revisori e governi di 80 paesi. Gli effetti che subiranno gli oceani in base agli scenari emissivi sono descritti con un ampio margine di certezza, e trova conferma la proiezione al 2100 della riduzione di un terzo del ghiaccio mondiale, di quasi tutto il ghiaccio alpino, e dell’innalzamento del livello del mare fino a 1 metro se le emissioni continuassero al ritmo attuale.  Oltre agli aspetti naturali ed ecologici, il rapporto considera gli impatti su pesca, turismo, economia, salute, cultura e credenze locali.

 

 

Acque e criosfera (l’insieme delle acqua ghiacciate) rappresentano più del 97% dell’acqua sulla Terra, e negli ultimi 50 anni, gli oceani hanno assorbito oltre il 90% degli aumenti di temperatura causati dalle emissioni umane, salvaguardando così la stabilità degli ecosistemi terrestri.
L’oceano ha finito per acidificarsi, ha perso ossigeno e gran parte della capacità di assorbire ulteriore CO2, e si è riscaldato negli strati superficiali.

Inoltre, gli ultimi tre decenni hanno visto la scomparsa di porzioni glaciali enormi sia ai poli che nel resto del Pianeta. Ma la criosfera non include solo i ghiacci polari: il report dell’IPCC sottolinea come intere aree – normalmente sempre ghiacciate – della Siberia, dell’Europa settentrionale e del Nordamerica si stiano fondendo, liberando al contempo quantità enormi di anidride carbonica rimasta intrappolata per millenni.

 

Con l’acqua alla gola – Cosa dice l’IPCC sullo stato degli oceani e della criosfera

Ma come funziona il riscaldamento degli oceani? Lo spiega Andrea Caiti, del nodo ISME dell’Università di Pisa, in una lezione aperta alla cittadinanza, organizzata dal gruppo Fridays For Future Pisa

 

 

Scienza in Rete ha pubblicato una guida ragionata al rapporto dell’IPCC, che illustra gli impatti del cambiamento climatico sui vari ambienti: montagna, ghiacci marini ai Poli, terre ghiacciate, circolazione atlantica, permafrost, regioni costiere, habitat marini.

Ghiacci e Oceani: ecco cosa dice il report IPCC

—> Il sesto capitolo del rapporto dell’IPCC è dedicato a “eventi estremi, cambiamenti repentini e gestione dei rischi”. Questo capitolo tratta i punti di non ritorno (tipping point) del sistema climatico, che definiscono “il passaggio da uno stato stabile a un altro”. I tipping point “sono associati a cambiamenti rapidi e bruschi anche quando il forzante sottostante muta gradualmente”, spiega il rapporto. Per “brusco” si intende un cambiamento su larga scala che “si verifica nell’arco di pochi decenni o meno, persiste (o si prevede che persista) per almeno alcuni decenni, e causa notevoli perturbazioni nei sistemi umani e naturali”.

Alcuni di questi cambiamenti sono irreversibili, il che significa che il periodo di recupero naturale dallo stato mutato “è significativamente più lungo del tempo necessario al sistema per raggiungere questo stato perturbato”. Per l’IPCC, il cambiamento è irreversibile se “la scala temporale di recupero di interesse è di centinaia o migliaia di anni”. Il rischio di superare i tipping point sono uno degli argomenti a sostegno degli sforzi per limitare il riscaldamento climatico ben al di sotto dei 2°C.

 

 

 

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