#marefuturo puntata 11. Leonardo Da Vinci, una passione per l’acqua

Leonardo pittore, Leonardo ingegnere e Leonardo geografo: la natura poliedrica del genio toscano si concretizza in svariate manifestazioni del suo rapporto con l’acqua. Dalle macchine idrauliche allo studio delle chiuse e dei ponti fino ai celeberrimi sfondi delle opere pittoriche, l’acqua è sempre presente nei lavori di Leonardo, fin dall’infanzia.

Insieme a Pietro Cuomo, storico e divulgatore, proviamo a tratteggiare un ritratto di Leonardo molto suggestivo e particolare.

 

 

 

A 500 anni dalla scomparsa, Leonardo resta una figura inesauribile.

Leonardo pittore, Leonardo ingegnere e Leonardo geografo e naturalista si intrecciano attorno all’elemento acqua, che dalla forma estetica si è tradotto in materia di studio per il naturalista, ma anche di azione dell’homo faber, nello spirito del rinascimento, che vedeva l’uomo strettamente collegato alla natura e all’universo, ma anche in grado di agire, piegando la materia al proprio volere.

 

Leonardo e l’Acqua in pittura

Nell’attività pittorica di Leonardo l’acqua è strettamente legata al mistero dell’origine degli sfondi paesaggistici delle circa 15 opere attribuite a lui con certezza, e che spesso vedono la presenza di laghi e fiumi, come nella Gioconda o nel ritratto di Ginevra de’ Benci.

 


Leonardo-Monna Lisa

 


Leonardo-Ritratto di Ginevra de’ Benci

 

 

Leonardo-paesaggio con fiume-Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, Firenze.www.allwallpapersfree.org

 

Tra gli esempi più famosi, il paesaggio con fiume. Gli studiosi hanno proposto diverse interpretazioni sul paesaggio rappresentato, dal Valdarno alla cascata della Marmore.

Un recente esame presso l’Opificio delle Pietre Dure ha permesso di comprendere meglio la genesi e la natura di questa celeberrima immagine.

La prima battuta di indagini ha messo in luce due differenti stesure evidenziando un’area e alcuni dettagli che sono stati aggiunti in un secondo tempo alla prima versione dell’opera. dell’opera. questo sposta la bilancia verso le interpretazioni che ne sottolineano l’aspetto immaginativo e il carattere di speculazione intellettuale da parte dell’artista.

 

Uffizi.it – indagini sul paesaggio di Leonardo

 

 


La “Madonna dei fusi”, un dipinto di piccole dimensioni iniziato da Leonardo nella primavera del 1501

 

Anche in questo caso alcuni studiosi hanno voluto vedere elementi topografici i molto precisi, come se l’artista avesse voluto collocare l’opera in un luogo ben conosciuto, rimandando alla valle dell’Adda ed il ponte di Mantello prima dell’alluvione del 1520 che cambiò il suo corso. Alla fine dalla valle, a sinistra, il monte Legnone e, di fronte, il pian di Spagna ed il lago di Como. A destra, invece, l’importante mulattiera del Sasso Corbé che portava in val Chiavenna e verso i Grigioni. Le proporzioni non sono rispettate, ma nel Cinquecento anche le carte geografiche venivano compilate in modo pittorico.

Altre interpretazioni rimandano invece non a paesaggi lombardi, ma alla campagna fiorentina dove Leonardo trascorse l’infanzia, parlando di paesaggi “tipici” leonardeschi, ma non identificabili con un luogo preciso. In particolare nella Madonna dei Fusi sono state rilevate significative somiglianze con il paesaggio della Gioconda.

 

Foglidarte.it – la madonna dei fusi

 

“Serpentina è la strada (o meglio il sentiero) che si intravvede salire sul versante roccioso posto alla sinistra della Madonna e del Bambino, in un palese richiamo alla forma analoga dell’altra stradina, posta alla destra della Gioconda; e palesemente serpentino nella Madonna dei fusi è lo snodo delle acque nella vallata sottostante, a rammentare il tracciato del fiume sormontato dall’ emblematico ponte de La Gioconda: un ponte che l’analisi comparata rivela essere il medesimo nei due dipinti.

Nella Madonna dei fusi, così come nella Gioconda, il costante ricorrere delle forme sinuose caratterizza il dipinto: oltre che nelle rispettive strade a “S”, la serpentina si riproduce nella ininterrotta sequenza di spire del fiume alle spalle della Madonna e in altri meno evidenti dettagli, che emergono in luce ad una attenta osservazione

Le analogie tra i due ponti raffigurati nella Gioconda e nella versione Lansdowne (in cui palesemente il ponte è riproduzione di bottega), non si limitano alla forma e al contesto paesaggistico roccioso, che inscrive il corso del fiume tra pareti di calanchi, ma si focalizzano su dettagli, apparentemente di scarso rilievo, che tuttavia, ad una attenta analisi, assumono decisiva importanza.

Ad esempio, l’analisi del ponte dei due dipinti rivela che trattasi di un ponte rovinato, con analoga speculare pendenza, la cui ultima arcata parrebbe parzialmente crollata e in parte ostruita da detriti, data la massa scura sottostante che vi si intravvede sul letto del fiume. L’arcata in questione è confusamente delineata dall’allievo (che evidentemente opera su un particolare architettonico minuto, che non conosce in dettaglio, riproducendolo in modo approssimativo). L’ostruzione specularmente posta sulle due arcate poste a fronte è evidente, così come gli ammassi che insistono sul letto del fiume nei due dipinti.  In generale si concorda sul fatto che lo sfondo della versione Lansdowne, attribuita a Leonardo, corrisponde ai suoi tradizionali paesaggi.

Il fatto che sulla destra della Madonna dei fusi una stradina a “S” compaia in simbolica prosecuzione di quella posta a sinistra nella Gioconda , e che viceversa a sinistra sul fiume sinuoso vi sia dipinto un ponte molto simile e riflesso “a specchio” rispetto a quello della Gioconda, autorizza a supporre una qualche significativa relazione tra i due dipinti e rafforza l’idea di reale esistenza del paesaggio”.

 

Alcuni suoi disegni di paesaggi lacustri sembrano richiamare la conca di Lecco e dei laghi Briantei studiati anche per elaborare un progetto che permettesse la navigazione da Milano al Lago di Como attraverso il Lambro.

Un’ulteriore interpretazione “lombarda” rimanda la grotta raffigurata nella “Vergine delle rocce” al complesso carsico di Laorca (Lecco), posta all’imbocco della Valsassina.

 

 

Le prealpi lombarde ritratte da Leonardo

 

Dalla bellezza dell’acqua nei dipinti allo studio sullo scorrere dell’acqua

L’acqua disfa li monti e riempie le valli e vorrebbe ridurre la Terra in perfetta sfericità, s’ella potesse.
Leonardo, Codex Atlanticus

 

In molti dipinti, tra i quali i celeberrimi La Vergine delle Rocce, Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino e Il Battesimo di Cristo, sono presenti alcuni importanti temi di sedimentologia, di geomorfologia fluviale e di idrogeologia, processi e fenomeni, legati all’azione a volte dirompente dell’acqua.

Leonardo ha intensamente indagato sull’origine delle acque e sui meccanismi della circolazione idrica sotterranea e superficiale, dell’acqua come agente modellatore della superficie terrestre e come principale causa dei mutamenti geologici.

 

Lo scorso anno agli uffizi la mostra L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci ha presentato il Codice Leicester, che Leonardo scrisse in gran parte tra il 1504 e il 1508: una stagione davvero magica della storia di Firenze, con la presenza contemporanea in città di grandissimi personaggi delle lettere, delle arti e delle scienze, che Benvenuto Cellini battezzò, genialmente, “La Scuola del Mondo.
Per Leonardo, furono anni di intensa attività artistica e scientifica.

 

Nelle sue riflessioni sul Corpo della Terra, riportate nel Codice Leicester, l’origine della vita è strettamente legata al fluire dell’acqua, tant’è che le vene d’acqua (i fiumi) nutrono e animano la Terra, così come il sangue, muovendosi nei vasi, dona al corpo umano.

 

Per Leonardo l’acqua è anche un elemento naturale esteticamente bello grazie al suo gioco di flussi e vortici, tanto da rappresentarla nelle sue illustrazioni attraverso onde in movimento e fluide. L’artista dipingeva la natura intrinsecamente tridimensionale dell’acqua che scorre con una serie di vortici coesistenti: alcuni dovuti all’impeto della corrente principale, altri al movimento incidentale e al flusso di ritorno.

 


https://www.rct.uk/collection/912662/studies-of-water

 

Dall’articolo di Francesco Sdao, Università  della  Basilicata.

 

Leonardo da Vinci e l’acqua

 

“Secondo Leonardo, la circolazione dell’acqua avviene lungo le vene (fiumi) mediante le quali l’acqua dal fondo dell’oceano risale alle cime delle montagne, da cui scaturisce per tornare, attraverso torrenti e fiumi, di nuovo al mare. Successivamente (intorno al 1483) le sue vedute sull’origine e sulla circolazione dell’acqua cambiarono, convincendosi che l’acqua delli fiumi non dal mare ma dalli nuvoli ha origine [Codice Atlantico f. 433r] e che la pioggia ruscellando e trasportando materiale solido si raccoglie in rivoli, torrenti e fiumi che allargano le loro valli e consumano le radici de’ monti laterali [Codice Arundel, f. 161r].

Con riguardo all’idrogeologia e alla dinamica idrica sotterranea, in molti Fogli del Codice Leicester sono trattati temi interessanti e complessi di dinamica idrica sotterranea e di formazione di sorgenti.

L’idrogeologia, o almeno alcuni peculiari aspetti di questa disciplina, non manca in alcuni celebri dipinti: per esempio nel Battesimo di Cristo (dipinto da Verrocchio e da Leonardo), è rappresentato un acquifero fessurato da cui sgorga una sorgente, il cui meccanismo di formazione è correttamente individuato.”

 

Dalla Scienza dell’acqua all’ingegneria. Leonardo Homo Faber

 

www.allwallpapersfree.org

Leonardo-Allegoria dellanavigazione-RL12496-Windsor

 

Tra i tanti soprannomi attribuiti a Leonardo Da Vinci all’interno dei registri del governo Fiorentino del XV secolo compare “Maestro dell’acqua”.

A Milano la scorsa primavera una mostra  “AQUA. La visione di Leonardo” ha illustrato lo stretto legame che unisce le sue scoperte scientifiche a questa preziosa risorsa.

Molti sono gli studi e progetti sull’acqua, da quello per deviare la corrente del fiume Arno da Pisa in modo da tagliare l’accesso alla città, all’epoca rivale di Firenze https://www.leonardodavinci-italy.it/deviazione-dellarno

 

fino al progetto di bonifica dell’agropontino

https://www.leonardodavinci-italy.it/bonifica-agropontino

 

e ai progetti per i navigli di Milano. Negli anni trascorsi alla corte degli Sforza e al servizio dei Francesi, Leonardo da Vinci rivolse la sua attenzione alle bocche del Naviglio Grande per dirimere le contese sulle quantità di acque prelevate dai Navigli. Egli studiò le bocche nel tratto di San Cristoforo del Naviglio Grande per capire come si muovevano le correnti distribuite dalle bocche stesse e intuì la relazione basilare delle correnti che un secolo dopo Benedetto Castelli enunciò nell’opuscolo “Della misura delle acque correnti” pubblicato nel 1628: “le velocità dell’acqua hanno in ogni sezione trasversale delle correnti valore inversamente proporzionale all’area della sezione.”

 


Codice Atlantico (Codex Atlanticus), f. 1097r, Naviglio di San Cristoforo, Leonardo da Vinci (1452-1519)

 

Nel 1457 il duca Francesco Sforza ordina la costruzione di un canale sul fronte est del Ducato, in posizione simmetrica al Naviglio Grande, per condurre a Milano le acque dell’Adda. Scavato nella roccia di ceppo lungo l’argine destro del fiume, il Naviglio della Martesana viene costruito sotto la direzione di Bertola da Novate in soli 7 anni (1457-1463).

Leonardo e l’acqua

 


Leonardo da Vinci, Planimetria di un tratto dell’Adda, Codice Atlantico f. 911 r, Milano, Biblioteca Ambrosiana

 


Leonardo da Vinci, Il traghetto tra Vaprio e Canonica, RL 12400, Windsor, Royal Library https://it.wikipedia.org/wiki/Traghetto_di_Leonardo

 


Leonardo-Chiusa presso San Marco-Codice Atlantico-f.656r

 

Sebbene Leonardo sia stato il primo a rappresentare il tipo di chiusa che funziona con questi portelli, non si può dire tuttavia che fu lui a inventarlo: come spiega la mostra alle Scuderie del Quirinale, molte di quelle che vengono comunemente considerate invenzioni di Leonardo sono in realtà tecnologie sviluppate negli anni da artigiani e proto-ingegneri di cui non conosciamo il nome

 

Un’invenzione di Leonardo che non lo è

 

per un approfondimento sulle dighe e le chiuse

 

Leonardo Da Vinci – Dighe e Dislivelli

 

 

Rai Scuola: Leonardo e l’acqua

Tra il 1508 e il 1513 Leonardo da Vinci si dedicò con particolare dedizione agli studi sull’acqua, dimostrando notevoli competenze di idraulica. Tali studi, nello stile e nel carattere, svelano interessanti analogie, testimoniate dagli schizzi e dai bozzetti rimasti, con gli studi anatomici sul moto del sangue e sul movimento dei capelli.
L’audiovisivo ricostruisce questo segmento della biografia e dell’opera di Leonardo – in cui si colloca, tra le altre cose, anche il grandioso progetto di rendere l’Adda navigabile da Lecco a Milano – avvalendosi di uno sceneggiato del 1971 e di un documentario del 1982.

 

 

 

Le macchine idrauliche

 

Macchine nautiche e progetti https://www.nauticareport.it/dettnews.php?idx=6&pg=4888

 

Macchine idrauliche e su acqua https://www.leonardo3.net/leonardo/acqua.htm

 

Tra i maggiori progetti

 

  • Ponte girevole su barche: un sistema utilizzato per fiumi con acque tranquille: http://www.leonardo3.net/it/l3-works/macchine/1356-ponte-girevole.html
  • Pompa per sentine o “tromba da galea” destinata a vuotare l’acqua dall’imbarcazione;
  • Galleggiante a scafo apribile per il trasporto di materiale da far depositare nel fondo;
  • Paratoie a ghigliottina con un sistema di chiuse per deviare il corso dei fiumi
  • Battipalo concepito per la palificazione delle conche idrauliche;
  • Cannone navale a retrocarica

 

  • Struttura a gabbione per il consolidamento delle sponde e dei fondali dei canali;
  • Scafandro per palombaro progettato per il lavoro in immersione;
  • Guanto palmato per migliorare il movimento in acqua;

 

  • Apparecchiatura per prosciugare il porto con la funzione di svuotare una porzione d’acqua del porto per poter eseguire lavori sul fondale.
  • Barca a propulsione a ruote

 

  • Escorpio
  • Galleggiante a fondo apribile
  • Sega idraulica: Nel manoscritto Ashburnham 361 (BMLF), c. 43v, Leonardo descrive il progetto che serviva a tagliare i grossi tronchi in tavole a misura personalizzata, dove i tronchi poggiavano sul pianale di ingresso al taglio e, opportunamente agganciati, venivano sistemati su un carrello mobile e spinti in orizzontale verso la lama di taglio che ne definiva la forma e lo spessore.
    La forza motrice del meccanismo prevedeva un grande flusso di acqua in grado di muovere i meccanismi e gli ingranaggi.

    Codice Atlantico – Sega idraulica ad avanzamento automatico, 1480

    Ricostruzione visibile presso il Museo scienza e tecnologia di Milano

 

  • Draga Lagunare.Questo tipo di draga doveva servire per pulire i fondali di canali o di conche lacustri. La draga era montata su due barche ed era fornita di quattro pale ruotanti con movimento a manovella.
    La conformazione delle casse “portatrici di terra del pantano” consentiva la facile caduta del fango in una zattera ormeggiata fra le due barche. La profondità dell’escavazione era regolata dallo scorrimento in verticale del tamburo al quale erano fissate le quattro pale. Interessante l’avanzamento della draga a mezzo del cavo di ormeggio: mentre la ruota gira a cavar fango, una corda legata alla riva si avvolge intorno all’asse del tamburo spostando la zona di escavazione

    Draga Lagunare, Manoscritto E f. 75 v, Parigi, Institut de France

 

  • Camminare sull’acqua. Leonardo disegna e descrive brevemente un modo di camminare sull’acqua dotando un uomo di due galleggianti, molto allungati, attaccati ai piedi e di due racchette per potersi equilibrare con le braccia.Di nessun risvolto pratico, il sistema evidenzia il sogno di potersi muovere sull’acqua come sulla terra. La figura e’ inserita in un foglio, databile tra il 1475 e il 1480, che contiene vari disegni di macchine per sollevare l’acqua attraverso l’uso di ruote dentate, ingranaggi, pompe e soffietti. Tre figure umane mostrano il modo di andare sott’acqua o di camminarci sopra.

    Leonardo-Uomo che cammina sulle acque-codice atlantico-foglio26

 

  • Coclea Archimedea. Leonardo approfondisce lo studio della coclea archimedea, inserendo un motore idraulico con due viti di Archimede, automatizzando il riempimento di un serbatoio (torre), riuscendo ad avere la disponibilità continua di una considerevole scorta d’acqua da utilizzare non solo per sollevare ma anche per produrre forza idraulica in grado di “spingere” gli ingranaggi.

    Leonardo-vite di archimede- Codice Atlantico-Foglio 26
ondina di fine articolo