Premio Innovazione SMAU al progetto DexROV

Esoscheletri, realtà virtuale e software per aumentare l’intelligenza e l’autonomia dei ROV sottomarini

Il progetto europeo DexROV, che vede il coinvolgimento dei nodi ISME dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, dell’Università di Genova e dell’Università del Salento, è tra i vincitori del premio innovazione a Smau Bologna.  

A ritirare il riconoscimento sul palco di Smau, nel Live Show dedicato a digital innovation in ambito sanitario Paolo di Lillo, dell’Università di Cassino.

 

“I Veicoli Operati da Remoto (ROV) in ambiente sottomarino -afferma Di Lillo – sono usati in attività estrattive e di monitoraggio, e di solito richiedono ingenti risorse. La sfida è contenere i costi, modificando le modalità di comando da remoto e sfruttando un’intelligenza distribuita. Così si potrebbero utilizzare anche in altri settori”.

 

LiveShow a Smau

 

Attualmente l’utilizzo di un ROV, che può raggiungere profondità di oltre 5.000 metri, presuppone una barca di appoggio e uno staff che opera su turni per telecontrollare le operazioni senza soluzione di continuità sulle 24 ore. Il sistema di telecontrollo è via satellite, con momenti di latenza e instabilità.  Gli interventi possono richiedere anche un mese di lavoro, con costi che possono arrivare a 100.000 euro al giorno. 
Con costi di questo genere, solo alcuni settori industriali possono fare uso di questo tipo di strumentazione e questo, di fatto, non facilita lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che potrebbero avere anche applicazioni in altri settori. 



Il progetto “Dexterous ROV, finanziato dalla Unione Europea – prosegue Di Lillo -si è posto l’obiettivo di aumentare l’intelligenza e l’autonomia del ROV e di sviluppare una modalità di controllo in remoto che non richieda la presenza di operatori a bordo della barca.”

 


Premiazione di DexROV. Nella foto da sinistra Antonio Perdichizzi, conduttore del LiveShow, Paolo Di Lillo (ISME-UNICAS), Pierantonio Macola, presidente SMAU


La soluzione sperimentata prevede che un ricercatore dotato di esoscheletro agisca in un ambiente di realtà virtuale, inviando comandi al ROV per effettuare le operazioni previste dall’intervento: attraverso un software le informazioni inviate dall’operatore sono decodificate dal ROV, che può adeguare il suo comportamento alle richieste ricevute e anche interagire con l’operatore. 
La catena di comando – che prevede una “sala macchine” che elabora i dati, un operatore che invia informazioni e il ROV che effettua le operazioni richieste – è dotata di “intelligenza” distribuita in ogni suo punto, e i tre punti possono essere anche molto lontani tra loro. 


“Il progetto di ricerca è arrivato al termine – conclude Gianluca Antonelli, del nodo ISME Università di Cassinio – e il partenariato sta valutando le possibili direzioni di sviluppo. Certamente questa tecnologia può trovare applicazione – sempre in ambiente sottomarino – in altri settori, oltre a quello petrolifero ed estrattivo. 
Si pensi, ad esempio, al tema dell’archeologia subacquea e dei parchi archeologici, nuova frontiera del turismo. Oppure al settore del recupero dei relitti, navi e arerei. E ancora alle potenzialità di questa tecnologia nel settore ambientale, tutta da sperimentare.”

ondina di fine articolo